Coltivare il giardino della mente by Sue Stuart Smith

Coltivare il giardino della mente by Sue Stuart Smith

autore:Sue Stuart Smith [Stuart Smith, Sue]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2021-03-04T12:00:00+00:00


9

La guerra e il giardinaggio

Eppure il giardino contrasta lo stato di guerra,

in modo risoluto, uno sforzo in miniatura

per conservare grazie e gentilezze

contro un orrido deserto...1

Vita Sackville-West (1892-1962)

Più di una volta, mentre scrivevo questo libro, mi sono rattristata al pensiero di essere seduta alla scrivania mentre Tom lavorava sotto il sole in giardino. Un autunno, questa sensazione fu particolarmente forte.

Per tutta l’estate avevo fatto ricerche sulle origini dell’orticoltura terapeutica in relazione al primo conflitto mondiale. La guerra industrializzata era stata utilizzata su una scala mai vista prima e le conseguenze devastanti rafforzarono l’idea che le persone avessero bisogno di tornare a lavorare la terra. Avevo indagato anche sulla vita di mio nonno, Ted May. Ciò che avevo scoperto sulle umiliazioni e sulle crudeltà subite dai prigionieri in Turchia mi aveva scosso nel profondo. E, con l’arrivo della stagione autunnale, tutto quel tempo dedicato a pensare alla guerra cominciò ad avere un effetto negativo su di me. Capii di dover accantonare le ricerche per passare qualche ora in giardino.

Nella rimessa erano impilate diverse grosse casse di bulbi, così presi alcuni sacchi di scilla marittima e raggiunsi Tom in una delle nostre grandi aiuole di fiori. Che sollievo tornare ad affondare le mani nel terreno! Lavorando con il piantatoio e inalando il profumo della terra fresca e pulita, non mi ci volle molto tempo per trovare il ritmo e concentrarmi appieno sul compito da svolgere. La temperatura era mite per quel periodo dell’anno e il calore del sole mi aiutò a scacciare lo strisciante gelo interiore che avevo cominciato ad avvertire. Mentre ero all’opera, mi venne in mente che piantare un bulbo è come innescare una bomba a orologeria carica di speranza. Le scille sarebbero rimaste nella terra scura per tutto l’inverno e sarebbero esplose in primavera, coprendo il suolo di chiazze azzurro brillante.

Il modo in cui i semi, i bulbi e i cormi spuntano dal terreno, nascendo da qualcosa di apparentemente privo di vita, è un fenomeno che di solito diamo per scontato. La guerra, al contrario, è un’esperienza in cui non si può dare nulla per scontato. Tutte le certezze che sembrano tenere insieme la vita vengono messe in dubbio. Allo stesso tempo, gli effetti della bellezza naturale e della gentilezza umana si amplificano. Le situazioni estreme come quelle che si vivono al fronte e quelle sopportate dai prigionieri di guerra mettono a nudo la vita, rivelando il valore di esperienze che altrimenti passerebbero inosservate.

Per molti versi, la guerra e il giardinaggio sono l’una l’opposto dell’altro. Entrambi influiscono sul territorio, attaccandolo o difendendolo nel primo caso, coltivandolo nel secondo. L’idea che un’attività possa controbilanciare l’altra ha origini antiche. Nelle grandi civiltà mesopotamiche, le competenze richieste dal combattimento e dalla coltivazione avevano lo stesso peso. Scrivendo nel 329 a.C., Senofonte spiegò come, per i re persiani, l’arte della guerra e quella dell’agricoltura fossero considerate due delle «occupazioni più nobili e più necessarie». Ciro il Giovane (424-401 a.C.), per esempio, non solo progettò il suo giardino, ma lo coltivò e vi piantò molti alberi.



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